Air pollution: an emerging risk factor for autism spectrum disorder

“Avete distrutto la natura intera, il mare, le foreste, l’aria. Avete spazzato via la bellezza pur di far soldi e arricchirvi.”

— Mauro Corona

La correlazione tra inquinamento atmosferico e problemi di salute è ben documentata, ma le recenti scoperte evidenziano come specifici inquinanti atmosferici possano giocare un ruolo cruciale nello sviluppo di disturbi neuroevolutivi, in particolare l’autismo (ASD). Diversi studi epidemiologici hanno messo in luce come l’esposizione a particolato fine (PM), ossidi di azoto (NO e NO₂), anidride solforosa (SO₂) e ozono (O₃) possa influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale in fasi critiche della vita. Questo articolo esplora i principali inquinanti atmosferici associati al rischio di ASD e i meccanismi biologici sottostanti, sottolineando l’importanza di ridurre l’esposizione ambientale a questi fattori per proteggere le future generazioni.

Brain Medicine (2024), 1–4; doi: https://doi.org/10.61373/bm024e.0115; Published online: 12 November 2024.

L’inquinamento atmosferico e i suoi effetti sullo sviluppo cerebrale

L’inquinamento atmosferico è composto da un insieme di sostanze, come PM, monossido di carbonio (CO), SO₂, NO e NO₂, O₃ e composti volatili. Di particolare preoccupazione sono il PM₂.₅ e il PM₁₀, minuscole particelle in grado di penetrare profondamente nei polmoni e, in alcuni casi, di attraversare la barriera placentare, esponendo il cervello fetale a sostanze tossiche. Studi condotti negli Stati Uniti, Israele e Taiwan indicano una correlazione tra l’esposizione al PM₂.₅ e un aumento del rischio di ASD nei bambini, specialmente quando l’esposizione avviene durante la gravidanza o nei primi anni di vita.

Ossidi di azoto e sviluppo neuroevolutivo

Gli ossidi di azoto, particolarmente il NO e il NO₂, sono comuni inquinanti derivanti principalmente dai veicoli e dalla combustione di combustibili fossili. L’esposizione a questi composti durante la gravidanza può alterare lo sviluppo cerebrale. Studi recenti hanno stabilito un legame tra l’esposizione a NO e NO₂ e la patogenesi dell’ASD, poiché queste sostanze possono causare neuroinfiammazione, stress ossidativo e modificazioni epigenetiche, processi che, quando attivati in periodi critici dello sviluppo, aumentano il rischio di disturbi neuroevolutivi.

Meccanismi patogenetici: infiammazione e stress ossidativo

L’infiammazione cronica e lo stress ossidativo sono due dei principali meccanismi attraverso cui l’inquinamento atmosferico può danneggiare il cervello in via di sviluppo. Alcuni inquinanti come il PM₂.₅ e il NO₂ stimolano il sistema immunitario a rilasciare citochine proinfiammatorie, come il TNF-α e l’IL-6, che interferiscono con la plasticità sinaptica e il bilanciamento tra i neurotrasmettitori eccitatori e inibitori, come il glutammato e il GABA. Questo squilibrio può compromettere aree del cervello legate a funzioni sociali e cognitive, caratteristiche tipiche dei soggetti con ASD.

Modificazioni epigenetiche e sistemi neurotrasmettitoriali

Oltre ai danni diretti, l’inquinamento atmosferico può causare modificazioni epigenetiche, come la metilazione del DNA e la modifica delle istone, che alterano l’espressione dei geni. Questi cambiamenti, potenzialmente irreversibili, possono influenzare la formazione e il pruning delle sinapsi, nonché il funzionamento dei sistemi neurotrasmettitoriali. Studi hanno evidenziato come l’esposizione agli inquinanti atmosferici possa alterare i livelli di glutammato e GABA nel cervello, fattori spesso implicati nelle disfunzioni tipiche dell’autismo.

Prospettive future e prevenzione

Dato il crescente corpo di evidenze che collega l’inquinamento atmosferico al rischio di ASD, è necessario orientare la ricerca verso lo studio dei biomarcatori che possano identificare precocemente i soggetti a rischio. Interventi mirati, come la riduzione dell’esposizione delle donne in gravidanza e dei bambini piccoli agli inquinanti più pericolosi, potrebbero rivelarsi cruciali per prevenire l’insorgenza di casi di ASD legati a fattori ambientali. Migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane e adottare politiche per ridurre le emissioni potrebbe quindi diventare una priorità per la salute pubblica.

Rappresentazione diagrammatica dell’interazione tra fattori di rischio genetici e ambientali nell’eziologia dell’ASD.
Sia i fattori ereditari che quelli non ereditari possono influenzare in modo indipendente e reciproco lo sviluppo della sintomatologia ASD. Fino al 5-15% dei probandi ASD possiede mutazioni de novo associate al rischio, indicando l'importanza della variabilità genetica non familiare nel determinare il rischio del disturbo. Il potenziale mutageno/genotossico dei fattori non ereditari associati all'ASD suggerisce che questi tossici possono avere un ruolo nell'elicitazione di mutazioni spontanee.

In conclusione

L’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia emergente per la salute neuroevolutiva, in particolare per l’insorgenza di disturbi come l’autismo. Identificare i meccanismi con cui gli inquinanti influenzano il cervello in via di sviluppo è fondamentale per comprendere come proteggere le generazioni future. La ricerca attuale evidenzia l’importanza di misure preventive e l’adozione di politiche pubbliche volte a ridurre l’esposizione agli inquinanti, soprattutto in fasce di popolazione particolarmente vulnerabili, come le donne in gravidanza e i bambini.

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