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Lo scorso 28 aprile, la Commissione europea ha approvato la Dichiarazione per il futuro di Internet, carta d’intenti già adottata da oltre 60 Paesi nel mondo

Mi rendo conto che siamo ormai prossimi a dicembre, ma nella realtà odierna quante persone hanno visto o letto notizie inerenti a tale tema? Se tralasciamo gli esperti del settore e gli appassionati del mondo Internet, ipotizzo siano ben pochi.

Eppure in un mondo tecno-digitale come il nostro è alquanto bizzarro che queste dichiarazioni di intenti non vengano rese note o quanto meno inglobate dai governi delle varie Nazioni per dare un instradamento corretto ad Internet.

Da quando Tim Berners-Lee Lee coniò nei lontani anni ’90 del secolo scorso il termine World Wide Web (W.W.W) le evoluzioni di Internet sono state innumerevoli, e ha agevolato anche la nascita di tantissimi altri servizi correlati alla rete. Una prima forma di “galateo” nel mondo di Internet nacque quasi subito, nell’ottobre del 1995 ed aveva il nome di Netetiquette e riassumeva in punti le norme comportamentali per un corretto utilizzo della rete; nella prima era di Internet erano presenti molti forum di discussione e ciò rappresentava terreno fertile per haters (persona che usa la rete, e in particolare i social network, per esprimere odio o per incitare all’odio verso qualcuno o qualcosa) e flamers (utente della rete che delibratamente invia un messaggio ostile e opprimente).

Prima pagina web
Questa foto scattata il 30 aprile 2013 a Ginevra mostra una copia del 1992 della prima pagina web al mondo.

Ma tornando al giorno d’oggi, qual è l’obiettivo che si pone questo documento? La Carta si pone l’ambizioso obiettivo di assicurare l’affidabilità di Internet, così da indirizzare le politiche di governo e l’operato di imprese e associazioni, al fine di garantire un Internet “aperto, libero, globale, interoperabile, affidabile e sicuro.

Nobile seppur assai ambizioso obiettivo, ma realmente si pensa di riuscire a mettere una sorta di “guinzaglio” ad Internet? Dopo 20 anni senza grandi regolamentazioni, con Paesi privi di ogni sorta di legge contro pirateria informatica e diffusione di siti dai dubbi contenuti, come si può intervenire per porre ordine in questo caos? I nobili intenti non possono di sicuro bastare e finchè rimarrà la netta serazione tra: Internet, il deep web (insieme dei contenuti presenti sul web e non indicizzati dai comuni motori di ricerca) ed il dark web (gruppo di siti Internet nascosti e accessibili solo attraverso un browser apposito; il suo scopo è mantenere l’attività online anonima), saranno solo parole buttate al vento.

Internet, Deep Web e Dark Web
Internet, Deep Web e Dark Web

Obiettivamente in questa dichiarazione riscontro le classiche parole generate da qualche tavolo tecnico privo di valore, non ci sono azioni, non ci sono attuazioni, sono solo una dichiarazione: ma a questo punto ha più valore l’oramai antica Netetiquette.

Servono azione e controllo, ma non per limitare la libertà di espressione, ma per evitare che essa si tramuti in una dottrina da cui qualcuno possa farsi ingannare.

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